Palazzo Te sorge su un preesistente isolotto che era situato a sud di Mantova. Un canale lo separava dalla città, mentre tutt’intorno lo bagnava il lago di Paiolo, interrato sul finire del ‘700. Il nome “TE” deriva dall’intersezione di due strade che delineavano una grande “T”, denominata poi “TE” per ragioni eufoniche. Accettabile anche la derivazione da  “tejetus”, luogo delle “teze”, casupole con il tetto in paglia. Al di là delle dispute etimologiche, i Gonzaga qui costruirono, a partire dalla metà del ‘400, un rustico con annesse scuderie, destinate agli amatissimi cavalli. 

Palazzo Te è la testimonianza del fortunato incontro avvenuto a Mantova nel 1524, tra Giulio Romano e Federico II, futuro primo Duca.  L’anno seguente, Giulio realizzerà la Villa dell’ozio e del piacere. Nel 1530, il Palazzo accoglierà  l’imperatore Carlo V.

Cortile D’onore

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Giulio Romano si ispira alla Domus Romana, letta in chiave moderna. Adotta soluzioni architettoniche e pittoriche assolutamente nuove. La facciata é giocata sull’alternanza di bugnati e stucchi, metope e triglifi, finestre tamponate e timpani triangolari, che sembrano cedere da un momento all’altro. Un susseguirsi continuo e dinamico di elementi dissonanti accostati con grande gusto ed equilibrio compositivo. I colori vivaci e forti animavano le facciate esterne ed interne della Villa rendendola unica, originale e assolutamente moderna.

Il cortile d’onore a pianta quadrata con ancora un accenno di affresco sulla facciata nord, le Logge delle Muse e di Davide, risolte con eleganti aperture ad arco, dividono e congiungono gli appartamenti disposti ai quattro angoli.  Oltre le Logge, si ammirano le Peschiere, straordinaria invenzione di Giulio per esaltare e donare ulteriori emozioni, sfruttando il riflesso dell’acqua sugli affreschi:  dunque,  un gioco di luci e di colori affascina di continuo lo spettatore rendendo il suo animo gaio e sereno.

Questo era lo scopo della Villa dell’ozio e del piacere di Federico II.

Sala dei Cavalli

Meravigliosa invenzione di Giulio Romano

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É la sala piú grande della villa e perciò destinata ai ricevimenti. Spicca la raffigurazione al naturale dei principali esemplari della razza equina, così cara ai Gonzaga. I cavalli sono inquadrati da una finta architettura e cosí ben rappresentati da farne esaltare le nobili qualità. Morel Favorito, Battaglia, Glorioso e Dario  che con il suo sguardo attento sembra seguire lo spettatore da una parte all’altra della sala.  Al di sopra degli splendidi destrieri, le cartelle rettangolari con le fatiche di Ercole. Superbo il soffitto ligneo a vivaci colori e preziose dorature con le imprese gonzaghesche del monte Olimpo e della salamandra. 

 

Sala di Amore e Psiche

Il luogo dei suntuosi banchetti

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É il luogo dei sontuosi banchetti, pertanto quello piú in sintonia con lo spirito edonistico di tutta la Villa, ideata “per ritemprare l’onesto ozio nella virtú della quiete”. Federico II, lontano dagli impegni di corte, dagli affari burocratici e amministrativi, si ritemprava in questa meravigliosa sala dedicata ad Amore e Psiche, la celebre fabella tratta dall’Asino d’oro d’Apuleio. 

Qui, sulla volta e nelle lunette, Giulio ha voluto rappresentare l’opposizione di Venere alla passione tra Amore e Psiche, quale parallelismo all’amore contrastato di Federico II verso la sua favorita Isabella Boschetti, per opera della marchesa Isabella d’Este.

Un tripudio di corpi e di volti fortemente espressivi catturano lo sguardo dello spettatore che, ammaliato, é rapito da tanta bellezza! Un amore raggiunto dopo difficili prove che Psiche deve superare e che finalmente si conclude col matrimonio celebrato sull’Olimpo ( nel quadrato centrale del soffitto). Alle due pareti, sopra le porte, i banchetti nuziali, rustico e nobile, ove putti giocosi,  satiri e divinità partecipano all’allegro simposio con Amore e Psiche, assoluti protagonisti.

Gli Amori degli Dei Marte e Venere, Bacco e Arianna contrapposti agli amori “bestiali” di Giove e Olimpiade, di Polifemo con Galatea, rimandano ai disegni erotici eseguiti da Giulio nel suo periodo romano.  Infine, l’immagine della lussuriosa Pasifae, moglie di Minosse e madre del Minotauro, partecipa all’esasperazione del piacere.

Sala dei Giganti

Meravigliosa invenzione di Giulio Romano

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Giulio Romano supera se stesso con effetti scenografici mozza fiato!

“…Fece Giulio in quest’opera, per farla più spaventevole e terribile, che i giganti grandi e di strana statura ( …dai lampi e dai fulgori percorsi), rovinano a terra…“(Vasari)

Un vortice pittorico avvolge lo spettatore che, incredulo, spaventato e colmo di emozione, é protagonista di questa meravigliosa invenzione ove Giulio con una serie di artifici ne accentua la portata drammatica.

Straordinaria la sua grande capacità“… Giulio disegnò di fare una stanza, la cui muraglia avesse corrispondenza con la pittura per ingannare quanto più potesse gli uomini che dovevano vederla… ove Giove fulmina i giganti” i venti soffiano mentre la dea Opis si volge con i suoi leoni al rumore dei fulmini. Il camino scomparso, il pavimento di sassi tondi piccoli e l’acustica particolare erano parte di una nuova regia unica e originale all’insegna della maniera!

Quale miglior modo per ingraziarsi l’imperatore identificato nella forza e potenza di Giove!

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Il camino scomparso, il pavimento di sassi tondi e l’acustica particolare sono lo specchio di una nuova regìa.

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